Una carriera per le donne fra cantieri e politica

Al liceo mi sembrava che le ragazze potessero svolgere qualsiasi professione. Mi piacevano la matematica e Marie Curie. Più tardi ho capito che la scelta di diventare ingegnera civile non era così ovvia. Fortunatamente la mia famiglia non mi ha mai ostacolata. Quarant’anni fa sono approdata al Politecnico di Zurigo assieme a tre compagne. Non abbiamo avuto grandi problemi ad integrarci tra più di cento compagni. Gli anni universitari sono trascorsi senza discriminazioni, anche se per i professori di vecchio stampo eravamo delle «mosche bianche».

Nel 1992 siamo state tra le fondatrici dell’Associazione Svizzera delle Donne Ingegnere ASDI. Inizialmente ci siamo dedicate soprattutto all’organizzazione di «giornate tecniche» che servissero a sradicare i pregiudizi e a promuovere le professioni scientifiche e ingegneristiche tra le ragazze. Da «pioniere», siamo considerate spesso come modello di riferimento.

Per molti anni ho organizzato in Ticino attività in scuole di ogni ordine e mi sono così avvicinata alle associazioni femminili e alla politica. Da sempre le rivendicazioni femministe si concentrano sulla parità salariale, ma non sulle disparità di scelta. Così ancora oggi molti pensano che l’ingegneria non sia un mestiere per donne.

Nei politecnici le studentesse sono aumentate rispetto ai miei tempi, ma le percentuali sono ancora molto basse. Nel mentre, il mondo accademico e l’economia si interrogano su cosa fare, visto che l’assenza delle donne in tante professioni priva la Svizzera di tanto personale qualificato.

È del 2010 il primo studio promosso dal Consiglio federale sulla «Carenza di personale specializzato MINT in Svizzera» che conferma l’urgenza della questione. Allora lavoravo come ingegnera indipendente e docente alla SUPSI. Nel frattempo i miei figli stavano crescendo. Da quel primo studio sono stati fatti passi avanti. Molte iniziative puntuali sono diventate un appuntamento fisso, come la «Giornata Nuovo Futuro». Il nostro lavoro di sensibilizzazione iniziato trent’anni fa incontra ora più interesse. Esistono incentivi da parte della Confederazione – che andrebbero in ogni caso aumentati – mentre scuole e cantoni organizzano spesso attività finalizzate a promuovere le professioni MINT (Matematica, Informatica, Scienze Naturali e Tecnologia).

Mi ha fatto molto piacere che la Sessione delle donne 2021 abbia elaborato un postulato a favore di una rappresentanza paritaria nelle professioni MINT (1), poi adottato dal Consiglio nazionale. È un chiaro segno che finalmente anche la politica riconosce la necessità di una presenza più equilibrata di donne e uomini in ogni ambito lavorativo e del fatto che enti pubblici e aziende dovranno investire maggiori risorse per combattere le disparità esistenti.

Il mio impegno politico va avanti ormai da diversi anni, tanto nel settore tecnico quanto sul fronte delle tematiche sociali e ambientali. Ciò sta influenzando anche la mia pratica d’ingegnera, che svolgo part-time in collaborazione con una giovane collega. In tanti dei miei progetti sviluppo strutture in legno e ristrutturazioni progettate secondo i principi dell’economia circolare. Sono campi dove noi donne ci muoviamo bene perché siamo brave a mettere insieme capacità analitiche con creatività e innovazione. Per motivare le giovani donne a scegliere le professioni MINT e incrementarne il numero dobbiamo far capire che non si tratta di professioni «aride». Il nostro bagaglio professionale è fatto anche di responsabilità sociale, senso pratico, capacità di mediazione e rispetto dell’ambiente. Mi piacerebbe che molte di loro provino a impegnarsi politicamente portando competenza, responsabilità e originalità.

 

(1) Postulato adottato dal Consiglio nazionale 29.9.2022 https://www.parlament.ch/fr/ratsbetrieb/amtliches-bulletin/amtliches-bulletin-die-verhandlungen?SubjectId=58517

 

Articolo scritto da Cristina Zanini Barzaghi, ingegnera civile dipl. Politecnico Federale Zurigo

 

Hier finden Sie die Übersetzung des Artikels auf Deutsch.

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